GIUSTIZIA

Il partito trasversale contro la nuova legge anticorruzione

Il partito trasversale contro la nuova legge anticorruzione

Il partito dei nemici della “spazzacorrotti” non molla, neppure dopo l’approvazione in Parlamento. Il disegno di legge contro la corruzione è stato approvato martedì, perfino senza dover porre la fiducia, con i Cinquestelle entusiasti che hanno dato vita a una festa in piazza al grido di “Bye bye corrotti” e i leghisti invece defilati e silenziosi. Ma nelle settimane che hanno preceduto questa “giornata storica” (la definizione e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede) si è compattato un ampio fronte che ha combattuto la “spazzacorrotti” dentro e fuori le aule parlamentari: Pd e Forza Italia, con in testa Silvio Berlusconi in persona, poi avvocati e giuristi, magistrati che hanno cambiato idea e perfino il Csm.

Molto attivi gli avvocati, contrari soprattutto al blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado: “È la morte del processo”, sostengono. A Milano, martedì, un centinaio di penalisti ha dato vita addirittura a una manifestazione in toga fuori dal palazzo di giustizia, cosa mai vista neppure ai tempi delle leggi ad personam. Il loro organo ufficiale, il quotidiano Il dubbio, sostiene che la legge contro la corruzione “calpesta una mezza dozzina di articoli della Costituzione”.

Gli avvocati hanno scioperato prima dell’approvazione alla Camera e dopo hanno ribadito che “la lotta continua”: l’entrata in vigore del blocco della prescrizione è stata posticipata – su pressioni della Lega di Matteo Salvini – al 1 gennaio 2020 e scatterà solo se nel frattempo sarà approvata una più complessiva riforma del processo penale. Il Movimento 5 stelle ha dunque accettato di frenare e ora non è certo che questa parte della nuova legge possa davvero entrare in vigore. I penalisti ne approfittano: “Nell’anno che ci aspetta daremo battaglia”, ha dichiarato Gian Domenico Caiazza, il presidente delle Camere penali, nel corso nella manifestazione nazionale tenuta a Bari.

Nel mondo della politica, poi, la legge anticorruzione ha avuto l’effetto di compattare il Pd e Forza Italia, allineati ad apporsi soprattutto alla norma, per addolcita, sulla prescrizione. “Non saremo complici dell’assassinio del processo penale”, ha dichiarato con toni truci il deputato Enrico Costa quando ha annunciato l’uscita dall’aula di Forza Italia al momento del voto. E Cosimo Ferri, l’ex magistrato leader di Magistratura indipendente diventato deputato del Pd, gli ha dato manforte: “La nuova norma sulla prescrizione è una bomba innescata”.

Spara contro la nuova legge Berlusconi, che di corruzione e di prescrizione se ne intende, essendo sotto processo per corruzione in atti giudiziari ed essendo stato salvato sette volte dalla prescrizione: “È una legge pericolosissima, che mette ogni cittadino italiano nelle mani di qualunque pm”. Il pregiudicato per frode fiscale ha pronunciato il suo giudizio alla cena di Natale dei senatori di Forza Italia. “Tutte le cose che i signori Cinquestelle hanno fatto vanno a toccare i nostri diritti di libertà”. Così boccia non solo la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, ma anche il cosiddetto “daspo” per i corrotti, l’uso dell’agente sotto copertura e delle intercettazioni con con “trojan” anche per le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione, l’introduzione del “pentito delle tangenti”, l’obbligo ai partiti e anche alle associazioni e fondazioni collegate di dare resoconti trasparenti sui loro conti.

Anche il Csm si è di fatto unito al partitone dei nemici della “spazzacorrotti” con un voto del plenum che ha approvato a maggioranza (17 voti a favore, 3 contrari e 3 astensioni) un parere articolato sulla nuova legge, ma certamente critico sul blocco della prescrizione, con la motivazione che allungherebbe i processi. “Non sono d’accordo”, dichiara netto Piercamillo Davigo, che ha votato contro insieme all’altro membro togato di Autonomia e indipendenza, Sebastiano Ardita, e al laico M5s Fulvio Gigliotti. Questi aveva provato a sospendere il voto del Csm, trattandosi di un “parere consultivo” arrivato quando ormai il ddl era diventato legge. Ma il voto c’è stato ugualmente.

“È chiaro che saranno necessarie molte altre riforme per far funzionare meglio la giustizia”, commenta Ardita, “ma è un pessimo segnale che il Csm, ossia l’organo del governo autonomo dei magistrati, dia un parere unicamente critico su questioni così delicate e così sentite. Rischiamo di dare il messaggio che il Csm è contrario alla riforma che vuole evitare gli abusi della prescrizione e contrastare la corruzione”.

Il Fatto quotidiano, 20 dicembre 2018
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