GIUSTIZIA

Salvini avvisa i nigeriani della retata. Spataro: “Rischio di danni alle indagini”

Salvini avvisa i nigeriani della retata. Spataro: “Rischio di danni alle indagini”

Scontro diretto tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il procuratore di Torino Armando Spataro. Sono le 8.57 quando il titolare del Viminale twitta che “a Torino altri 15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia”. Ma già prima, alle 7.43, l’aveva scritto sul gruppo whatsapp “Info dall’Interno”: “Le buone notizie non finiscono qui. Altri 15 mafiosi nigeriani sono stati arrestati a Torino dalla Polizia… Grazie alle Forze dell’Ordine! La giornata comincia bene!”. Peccato che l’operazione fosse ancora in corso e che non fosse dunque il caso di renderla pubblica, con il rischio di allertare i ricercati.

Il procuratore Spataro lo mette nero su bianco in una nota diffusa alle 13.11: la diffusione della notizia “è intervenuta mentre l’operazione era (ed è) ancora in corso con conseguenti rischi di danni al buon esito della stessa”. Non solo: “La polizia giudiziaria non ha fermato ‘15 mafiosi nigeriani’, ma sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare” che “non prevede per tutti gli indagati la contestazione della violazione dell’articolo 416 bis”, cioè non sono tutti accusati di essere mafiosi. E infine: “Le ricerche di coloro che non sono stati arrestati è ancora in corso”. Insomma: non tutti erano mafiosi e non tutti erano già stati arrestati. Anzi, a fine giornata alcuni dei ricercati non erano ancora stati trovati.

Non si può dire che questo sia a causa della foga mattiniera del ministro che si è trasformata in fuga di notizie, ma certo tweet e whatsapp in diretta non fanno bene alla riservatezza con cui dev’essere condotta la ricerca di persone accusate di gravi reati. Quella di ieri, poi, era un’operazione di polizia giudiziaria, che non è eseguita e diretta dal Viminale, ma dalla magistratura.

Spataro nel suo comunicato spiega che “la diffusione della notizia contraddice prassi e direttive” secondo cui “gli organi di polizia giudiziaria che vi operano concordano contenuti, modalità e tempi della diffusione della notizie di interesse pubblico”, anche per “fornire informazioni ispirate a criteri di rispetto dei diritti e delle garanzie spettanti agli indagati per qualsiasi reato”. E si augura che, “per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili”, o “voglia quanto meno informarsi sulla tempistica, al fine di evitare rischi di danni alle indagini”.

Salvini reagisce a stretto giro di social. Alle 14.51 scrive sul gruppo whatsapp: “Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell’Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca”. L’attacco a Spataro è diretto: “Se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato”. Poi tenta di tirare in mezzo il capo della Polizia Franco Gabrielli: “Se il capo della Polizia mi scrive alle 7.22 informandomi di operazioni contro mafia e criminalità organizzata”, “un minuto dopo mi sento libero e onorato di ringraziare e fare i complimenti alle forze dell’ordine”.

È normale che il capo della Polizia informi il ministro. Ma questo non è certo un via libera alla diffusione di notizie che possono essere riservate. Salvini però ripete la sua versione tutto il giorno, via tweet, in una diretta facebook alle 16, al programma tv di Bianca Berlinguer Carta Bianca. Con il passare delle ore, il caso diventa politico: si schierano con Spataro il vicepresidente del Csm David Ermini e diversi esponenti del Pd. Salomonico il ministro della Giustizia, il 5stelle Alfonso Bonafede: “C’è stato un cortocircuito informativo, non ho dubbi che Spataro e Salvini volessero comunicare le proprie azioni nel rispetto delle regole di sicurezza”. I consiglieri togati di Area al Csm chiedono invece l’apertura di una pratica a tutela di Spataro.

Il Fatto quotidiano, 5 dicembre 2018
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