POLITICA

Fenomenologia del Casaleggio-pensiero

Fenomenologia del Casaleggio-pensiero

Metti una sera a cena, in un ex cinema della periferia di Milano trasformato in ristorante. A fare da padrone di casa è Davide Casaleggio, insieme a Gianluigi Nuzzi: i due animatori della Associazione Gianroberto Casaleggio. Ai tavoli sono seduti gli ospiti, centoquaranta persone. Ci sono coloro che hanno aderito all’associazione pagando la quota d’iscrizione (300 euro). Ci sono gli amici di Gianroberto, che con Beppe Grillo ha fondato il Movimento 5 stelle, e qualche parlamentare, da Vito Crimi a Angelo Tofalo, da Paola Carinelli a Massimo Baroni. Ci sono alcuni candidati alle elezioni, da Gianluigi Paragone a Elio Lannutti, da Stefano Buffagni ad Alessia D’Alessandro.

C’è anche il “candidato premier”, Luigi Di Maio, defilato, silenzioso. Al centro della scena ci sono Davide e Gianroberto. Il primo con le sue parole, per ricordare il secondo, suo padre. Non è la politica, per una sera, la protagonista. Ma le idee, le visioni di Gianroberto Casaleggio che diventano un manifesto per l’associazione che, dopo il convegno sum#01 tenuto ad Ivrea nell’aprile 2017 (un anno dopo la sua scomparsa), ora propone dieci punti su cui riflettere e dieci obiettivi da realizzare.

Siamo alla fonte del pensiero da cui è nato il Movimento 5 stelle. Sono lontane le Grandi Narrazioni del Novecento. Qui le parole-chiave sono “futuro”, “tempo”, “rete”, “condivisione”, “natura”, “comunità”, “vita”. Declinate nei dieci punti e nelle citazioni che li illustrano, firmate da Gianroberto, Davide, Dario Fo, Serge Latouche, Mario de Andrade. Con un richiamo al Movimento di Comunità di Adriano Olivetti e una spruzzatina di Mao Tsetung (ma pochi l’hanno colta).

“Disponiamo di un tempo limitato per vivere, se lo dedichiamo all’accumulo di denaro e barattiamo la vita per delle ricchezze, siamo dei folli. Il nostro tempo è l’unico valore”. Così scriveva Gianroberto Casaleggio, ossia Grc, nel 2013. È il punto 6 del manifesto: “Il tempo è l’unica ricchezza”. Il tempo che è segnato dalla morte, eppure “il fine ultimo è la vita” (punto 10). Per spiegarlo, niente filosofia, ma caramelle: “Mi sento come quel bambino che ha vinto una confezione di caramelle e le prime le ha mangiate velocemente, ma quando si è accorto che ne rimanevano poche ha iniziato ad assaporarle con calma”, come scrive De Andrade, poeta, scrittore, musicologo, fondatore del modernismo brasiliano.

Il tempo, allora, è futuro, un “futuro che è immaginazione” (punto 1), cioè un nuovo del tutto nuovo, un nuovo radicale che non può essere classificato sotto etichette antiche o detto con parole vecchie. Per entrare nel futuro, “la conoscenza è condivisione” (punto 4), perché “per diritto di nascita chiunque dovrà poter accedere in modo libero alla conoscenza” (Grc, 2011). E “La Rete è un diritto” (punto 5), quella Rete che “è libertà di pensiero e di espressione” (Grc, 2004) e che si deve autoregolare: “In Rete ognuno può scrivere quello che vuole. Se il suo messaggio non è documentato ma campato in aria, sarà depotenziato dalla Rete stessa” (Grc, 2012).

E i contenuti della Rete? Sono “le idee, il vero valore” (punto 3) perché “l’intelligenza, la creatività, la competenza possono fare tranquillamente a meno del denaro” (Grc, 2013). “L’intelligenza supera il lavoro” (punto 8): qui c’è il cambio di paradigma più radicale rispetto alle ideologie del Novecento che mettono al centro il lavoro: “Con la Rete, l’aggregazione di intelligenze a livello planetario potrà aiutarci a risolvere problemi considerati senza soluzione” (Grc, 2013).

Invece del lavoro, al centro c’è la persona, e “le persone sono comunità” (punto 9): “La Rete crea di continuo comunità che giudicano ogni aspetto che la riguarda, dal prodotto di un’azienda al comportamento di un amministratore pubblico” (Grc, 2011). È la porta d’accesso della democrazia. Che ha un habitat: la Natura. E “la Natura si rispetta” (punto 7), perché “noi non distruggiamo il pianeta, ma soltanto il nostro ecosistema, cioè le nostre possibilità di sopravvivervi” (Latouche).

Da questi dieci punti del manifesto discendono dieci obiettivi proposti agli associati, invitati a votarne tre per stabilire delle priorità. Sono la cittadinanza digitale, la mobilità elettrica, l’energia rinnovabile (al 50 per cento entro il 2030 in Italia), il voto ai sedicenni (“Chi è abbastanza grande per lavorare può anche votare”), la formazione del Paese sul digitale, la tutela del reddito degli individui (cioè un nuovo welfare), l’abolizione della caccia (“Lo sport non può comportare la morte di esseri viventi”), l’utilizzo solo di risorse rigenerabili, la promozione dell’imprenditoria giovanile, un Paese a misura di bambino.

C’è anche la rivoluzione, in questa fenomenologia del Casaleggio-pensiero che potrà essere considerato ingenuo, folle, visionario, utopistico, assurdo, banale, ma che andrà preso sul serio, se si vuol capire il movimento che ha generato, senza fermarsi al giudizio di “populismo” o a quello di “antipolitica”.

Il punto 2 del manifesto dice: “Il pensiero originale è rivoluzionario”. Ed è illustrato da una frase di Dario Fo dopo la morte di Gianroberto, nel 2016: “Ci sono uomini che campano la propria vita e poi se ne vanno senza lasciare nessun segno. Altri invece lasciano un solco profondo nella memoria di ognuno”. È Fo, ma che cita a memoria Mao.

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Il Fatto quotidiano, 4 febbraio 2018
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