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Ubi, chiesto il processo per Bazoli & family

Ubi, chiesto il processo per Bazoli & family © ROBERTO MONALDO/LAPRESSE 29-05-2002 ROMA ECONOMIA AMBASCIATA DI FRANCIA - CERIMONIA DI CONSEGNA DELLA LEGION D'ONORE AL PRESIDENTE DI BANCA INTESA BCI GIOVANNI BAZOLI NELLA FOTO GIOVANNI BAZOLI CON LA MOGLIE ELENA ED I FIGLI FRANCESCA E STEFANO

Giovanni Bazoli e tutti i vertici di Ubi banca siano mandati a giudizio: è la richiesta della Procura di Bergamo, al termine di una lunga indagine condotta dal Nucleo speciale valutario della Guardia di finanza di Milano, in cui sono stati ipotizzati i reati di ostacolo all’autorità di vigilanza e di illecita influenza sull’assemblea. Ora sarà il giudice dell’udienza preliminare a decidere se dovranno essere processati Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, e altre trenta persone, tra cui sua figlia Francesca, l’amministratore delegato di Ubi banca Victor Massiah, il presidente e il vicepresidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e Mario Cera, l’ex presidente del consiglio di gestione Franco Polotti, il presidente dell’associazione di azionisti “Amici di Ubi” Emilio Zanetti. Anche la banca è imputata in base alla legge 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche, per aver adottato un modello organizzativo non idoneo a prevenire i reati societari.

Il procuratore di Bergamo Walter Mapelli e il pm Fabio Pelosi ipotizzano l’esistenza di un patto occulto, nascosto al mercato e alle autorità di vigilanza, che permetteva a Bazoli, a capo di un gruppo organizzato di azionisti bresciani, e Zanetti, a capo dell’associazione degli azionisti bergamaschi, di controllare Ubi, la quarta banca italiana. Il patto tra i due è stato stretto al momento della nascita di Ubi, con la fusione tra la bergamasca Bpu e la bresciana Banca Lombarda. Ma, secondo l’ipotesi d’accusa, è proseguito nel tempo, con una geometrica spartizione delle cariche sociali, divise tra i due gruppi che si alternavano ai posti di comando, impedendo l’arrivo ai vertici di altri soci. Quando questa possibilità si era materializzata, nell’assemblea dell’aprile 2013 per rinnovare il consiglio di sorveglianza, secondo l’accusa furono raccolte deleghe in bianco, utilizzando le filiali della banca e anche strutture esterne, per garantirsi la vittoria in assemblea.

Sotto accusa è il patto parasociale “riconducibile ai patti fondativi del Gruppo Ubi” tra la banca bergamasca e quella bresciana: secondo la Procura, gli indagati “hanno omesso di comunicare alle Autorità di vigilanza” che “non era destinato a disciplinare la sola fase originaria del gruppo bancario, ma costituiva un patto parasociale a tempo indeterminato (comunque rinnovato nell’estate del 2012 nell’incontro tenutosi tra Bazoli e Zanetti), dandogli attuazione senza che né lo Statuto né gli altri documenti societari consentissero alle Autorità di vigilanza (e conseguentemente al mercato) di capire il reale processo di individuazione dei componenti degli organi societari”. Nella richiesta di rinvio a giudizio non sono compresi alcuni indagati dell’inchiesta, perché è stato stralciato il filone che riguarda l’ipotesi di truffa a proposito dell’acquisto e poi della vendita di uno yacht da parte di Ubi Leasing all’imprenditore Giampiero Pesenti.

Alla Procura di Bergamo restano aperti alcuni fascicoli nati da esposti sulle cartolarizzazioni dei crediti, sull’affido di incarichi allo studio legale della figlia di Bazoli e sulla commercializzazione di diamanti. La procura di Brescia sta invece indagando sulla mancata segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriclaggio a favore di una quarantina di clienti privilegiati o di persone al vertice della banca.

Intanto, il 19 giugno la sezione civile della Corte d’appello di Brescia ha dato ragione ad alcuni degli indagati, annullando il provvedimento della Consob che, nel settembre 2015, imponeva sanzioni per 895 mila euro ai consiglieri di Ubi: per non aver segnalato nelle loro relazioni dal 2009 al 2013 le anomalie che ora la Procura contesta agli indagati e cioè “i principi di pariteticità, alternatività e tendenziale alternanza fra la derivazione Bpu e quella Banca Lombarda disciplinanti la composizione del Comitato Nomine e degli organi sociali di Ubi”. Secondo i giudici civili i consiglieri di Ubi hanno agito correttamente. Ora sarà il gup a decidere se invece sono stati commessi i reati di ostacolo alla vigilanza e di illecita influenza sull’assemblea.

 


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Il Fatto quotidiano, 23 giugno 2017
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