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Ubi, quante consulenze alla figlia di Bazoli

Ubi, quante consulenze alla figlia di Bazoli © ROBERTO MONALDO/LAPRESSE 29-05-2002 ROMA ECONOMIA AMBASCIATA DI FRANCIA - CERIMONIA DI CONSEGNA DELLA LEGION D'ONORE AL PRESIDENTE DI BANCA INTESA BCI GIOVANNI BAZOLI NELLA FOTO GIOVANNI BAZOLI CON LA MOGLIE ELENA ED I FIGLI FRANCESCA E STEFANO

La famiglia innanzitutto: e nella vicenda Ubi banca, ora arrivata alle battute finali, la famiglia Bazoli. Dopo una lunga indagine, il pm della Procura di Bergamo Fabio Pelosi sta per chiedere il rinvio a giudizio di 39 persone, tra cui Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ma anche – secondo l’ipotesi d’accusa – regista occulto delle strategie di Ubi dotato di ampio potere d’influenza sugli affari quotidiani della banca.

La famiglia è presente fin dalla nascita del quinto gruppo bancario italiano: quando si forma, nel 2007, dall’unione della bresciana Blp e della bergamasca Bpu, la struttura professionale che presta la sua consulenza per la complessa fusione societaria è lo studio legale Pavesi, Gitti, Verzoni, che ha tra i suoi fondatori Gregorio Gitti, avvocato, poi deputato di Scelta civica oggi passato al Pd, figlio di uno storico esponente della Dc bresciana, Tarcisio Gitti detto Giso, ma soprattutto genero di Bazoli, avendone sposato 25 anni fa la figlia Francesca.

La famiglia segue passo passo la vita di Ubi, con il patriarca Giovanni che mantiene il controllo in rappresentanza dell’ala bresciana, in forza di accordi stretti con i bergamaschi di Emilio Zanetti. Accordi fuori legge, sostiene oggi la Procura. Francesca, in strettissimo contatto con il padre, è presente nella vita della banca e la guida anche attraverso l’associazione che riunisce i soci bresciani, “Banca lombarda e piemontese”, presieduta dal padre. Ha anche cariche formali nella struttura della banca, perché nel 2012 diventa vicepresidente di Ubi Leasing.

Nello stesso tempo è tra i titolari dello studio legale Camadini-Bazoli, al quale “l’intero gruppo Ubi assegna o assegnava numerosissime pratiche di recupero crediti”. A metterlo a verbale, il 2 marzo scorso, è Gianpiero Bertoli, ex amministratore delegato di Ubi Factor e Ubi leasing. “Si parla di circa 20 mila pratiche, per quanto riferitomi dal personale interno alla banca”.

Bertoli è stato cacciato dal gruppo con l’accusa di aver mal gestito i finanziamenti in sofferenza del leasing, ed è indagato per truffa per aver partecipato insieme ad altri all’operazione che ha consentito all’imprenditore bergamasco Giampiero Pesenti di rilevare lo yacht Akhir 108 da Ubi Leasing risparmiando, a danno della banca, un paio di milioni di euro. Nell’interrogatorio ha contrattaccato accusando Francesca Bazoli: “In qualità di vicepresidente, ostacolò di fatto il mio lavoro. In più occasioni, durante i consigli di amministrazione, contestava ampiamente l’eccessivo rigore con il quale io affrontavo le problematiche svalutative dei crediti e le azioni proposte dall’area crediti”.

Bertoli sostiene di aver trovato in Ubi leasing “perdite che – per me – ammontavano a circa 1 miliardo e 800 milioni di euro”. E spiega: “Arrivato in Ubi leasing, mi sono immediatamente reso conto che gli agenti, in accordo con i dirigenti della società, compivano operazioni erogando ‘stecche’; fatti che poi non sono riuscito a provare in modo documentale”.

Il marito di Francesca, Gitti, dopo aver assistito professionalmente al parto della banca, diventa presidente di quattro controllate: 24-7 Finance, Ubi Finance 2, Ubi Finance 3, Lombarda Lease Finance 4. Sono le società che realizzano, tra l’altro, le cartolarizzazioni dei crediti in sofferenza, che coinvolgono fondazioni (Stichting) di diritto olandese e altre società. In queste operazioni, scrive la Guardia di finanza nel suo rapporto finale del gennaio 2017, “le indagini tecniche nell’ambito del procedimento penale hanno confermato gli interessi della famiglia Bazoli”.

Più in generale, è vastissima l’area delle consulenze che Ubi distribuisce all’esterno delle sue strutture. Nell’esposto-denuncia che il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti presenta già nel 2012 in Procura, si legge: “Vengono spese per consulenze esterne cifre di eccezionale rilevanza, spese quantificabili negli ultimi anni in almeno 1 miliardo di euro. Spesso, troppo spesso, questa incredibile mole di consulenze è stata pagata in favore di studi professionali legati, per vincoli di parentela o per comunanza di affari, agli attuali amministratori. In alcuni casi eclatanti, sono state sborsate decine di milioni di euro addirittura a favore di parenti degli amministratori dell’istituto”.

Dopo aver perquisito gli uffici di Ubi, gli investigatori trovano il lungo elenco dei fornitori, nel quale si legge anche: “Studio Bazoli e Associati (codice fornitore 17298); Studio legale Gitti e Pavese (codice fornitore 41799)”. In una richiesta d’intercettazioni telefoniche del 2014, il pm di Bergamo fa riferimento a “consulenze affidate a soggetti direttamente e o indirettamente riconducibili a Zanetti e Bazoli… Nello specifico si tratta di operazioni dirette a favorire i vertici aziendali in danno e in conflitto con gli interessi della Banca”.


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di Gianni Barbacetto e Giorgio Meletti | Il Fatto quotidiano, 28 maggio 2017
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