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La promozione del generale che fa le indagini

La promozione del generale che fa le indagini

Poco prima di Natale aveva ricevuto la promozione prevista: da generale di brigata era stato nominato generale di divisione. Meno prevedibile il trasferimento pressoché immediato, senza preavviso, in una sede giudicata non proprio centrale: il comando regionale Friuli Venezia Giulia della Guardia di finanza. Così ieri, 9 gennaio, il generale Giuseppe Bottillo ha preso immediato possesso della sua nuova sede, a Trieste. Tradizionale cerimonia di avvicendamento con il generale Giuseppe Gerli (destinato ad assumere il comando regionale dell’Emilia Romagna), presso la caserma triestina Campo Marzio, alla presenza del comandante interregionale dell’Italia nord-orientale, il generale di corpo d’armata Flavio Zanini.

Fino al giorno prima, Bottillo era a Roma, a comandare il nucleo speciale di polizia valutaria. In quel ruolo aveva coordinato, sotto la direzione di varie Procure della Repubblica, alcune tra le indagini giudiziarie più delicate degli ultimi anni. Per la Procura di Siena aveva svolto le indagini sul Montepaschi. Per quella di Roma aveva condotto l’operazione “Labirinto” che aveva coinvolto il faccendiere Raffaele Pizza. Per quella di Bergamo, l’inchiesta su Ubi banca e su Giovanni Bazoli. Per quella di Milano, l’indagine Sopaf sui fratelli Giorgio e Ruggero Magnoni, ma anche quella, appena iniziata, sul Sole 24 ore. Con gli uomini del suo nucleo aveva lavorato alle indagini su Finmeccanica-Hitachi, ma anche su Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Era stato Bottillo, nel novembre 2016, a guidare la perquisizione a Carmine Rotondaro, l’uomo d’affari legato al gruppo Kering, la holding di Francois Henry Pinault che ha tra i suoi marchi Yves Saint Laurent e Balenciaga. Rotondaro era in rapporto anche con Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del Consiglio, con cui si presentò nel municipio di Sanremo quando fu annunciato il progetto The Mall di outlet del lusso.

Nell’operazione “Labirinto” aveva indagato Raffaele Pizza, fratello dell’ex sottosegretario Giuseppe Pizza, considerato dai magistrati romani uomo dalle relazioni “ad altissimo livello” e mente dell’associazione a delinquere in grado di fare favori anche al ministro Angelino Alfano. Pizza nelle intercettazioni si vanta infatti di aver fatto assumere alle Poste – grazie ai suoi buoni rapporti con l’ex amministratore delegato Massimo Sarmi – Alessandro Alfano, fratello di Angelino.

Il generale è stato protagonista anche di una vicenda che non ha fatto piacere al suo capo attuale, il comandante generale della Guardia di finanza Giorgio Toschi. Nel corso delle indagini milanesi sulla bancarotta della finanziaria Sopaf, gli è capitato di arrestare Andrea Toschi, coinvolto nel crac. Nelle intercettazioni, era stata registrata la voce di Toschi che si vantava con i suoi soci in affari di avere come fratello nientemeno che Giorgio Toschi, generale della Guardia di finanza. Poi le indagini sulla “Cricca” hanno segnalato che il generale Toschi accettava con troppa leggerezza gli inviti del costruttore Riccardo Fusi, in seguito condannato. Ma questo non ha impedito a Matteo Renzi di scegliere proprio Toschi come comandante generale delle Fiamme gialle.

Naturalmente, non è possibile stabilire alcun legame tra le inchieste svolte da Bottillo e la sua ultima “svolta” di carriera. È normale che un ufficiale promosso generale di divisione lasci il comando che aveva come generale di brigata. Chissà se comunque qualcuno ora tirerà un sospiro di sollievo. A sostituire Bottillo al comando del nucleo valutario della Guardia di finanza arriverà il generale Giovanni Padula, che in passato lavorò con Toschi, quando questi era comandante in Toscana.

Il Fatto quotidiano, 10 gennaio 2017
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