MILANO

A Sala hanno già dato la “medaglia di Maria Teresa”

A Sala hanno già dato la “medaglia di Maria Teresa”

A Giuseppe Sala dovremo dare la “medaglia di Maria Teresa”? Ai tempi del primo grande scandalo politico scoppiato a Milano (era il 1986 e lo “scandalo delle aree d’oro” provocò le dimissioni del sindaco Carlo Tognoli), ci fu un assessore che, sotto accusa per i suoi rapporti con il costruttore Salvatore Ligresti e per aver forzato le regole urbanistiche, invece di ammettere i suoi errori, rivendicò per sé la “medaglia di Maria Teresa”: era l’onorificenza che nell’impero asburgico, di cui Milano fece parte, era concessa dall’imperatrice a chi riportava una vittoria, disobbedendo agli ordini o comunque andando oltre gli ordini ricevuti. A ben vedere, è quando dice di sé il sindaco Sala: plurindagato e pluriarchiviato, in segreto, in passato e attualmente iscritto tre volte nel registro degli indagati, sostiene di essere tranquillo, perché ha fatto tutto per il bene di Expo, che senza i suoi interventi rischiava di non aprire i cancelli in tempo. Si prepari, dunque, la “medaglia di Maria Teresa” per Sala. E lo si ringrazi per aver aggiustato gli appalti e aggirato le norme, andando se non contro, almeno oltre la legge.

Giuseppe Sala oggi è iscritto nel registro degli indagati per aver falsificato un paio di atti del più grande appalto di Expo, quello della Piastra. Oltre a ciò, ha più in generale “aggiustato” quell’appalto, nato male perché vinto con eccesso di ribasso, concedendo all’impresa vincitrice soldi aggiuntivi dati fuori gara, compensazioni decise aumma aumma per far tornare conti che non tornavano. Ha pagato, per esempio, 4,3 milioni i 6 mila alberi di Expo, comprati in un vivaio a 1,6 milioni. È poi indagato anche per altre due vicende. Per aver firmato “sul suo onore” una falsa dichiarazione sulle sue proprietà, in cui ha dimenticato di avere una villa a Zoagli, una casa in Svizzera e due società in Italia e in Romania. E perché è stato denunciato per truffa da un imprenditore che aveva fornito le medaglie di Expo, con la garanzia, non rispettata, che fossero vendute anche da una grande banca.

In passato, è stato indagato per l’incarico, concesso senza gara a Eataly di Oscar Farinetti, di realizzare “il più grande ristorante del mondo”: in realtà si trattava di organizzare la presenza, a turno, nei 6 mesi di Expo, di 120 ristoratori italiani. Raccontato dal Fatto quotidiano, bacchettato dall’Anac di Raffaele Cantone, l’incarico a Farinetti è diventato un’inchiesta della Procura di Milano poi silenziosamente archiviata, seppur con l’ammissione che a Farinetti erano state garantite “condizioni economiche particolarmente vantaggiose” e “di maggior favore” se “paragonate a quelle più rigorose” per gli altri operatori della ristorazione.

“Medaglia di Maria Teresa”, allora? Bisognerebbe ricordare che nel nostro codice non esiste il reato “a fin di bene”. Ma se ci sono reati lo stabilirà la magistratura. Già ora però sappiamo che c’è stata una forzatura delle regole. Ebbene, forse in guerra, forse nell’impero asburgico, potevano essere accettati i risultati comunque conseguiti, anche contro o oltre la legge. Nelle società aperte non è invece possibile tollerare procedure non trasparenti, trattative opache, aggiustamenti sotterranei. Ed Expo è stato tutto gestito in regime d’eccezione. Le indagini giudiziarie ci hanno confermato che non è bastata la sospensione ufficiale delle norme in forza dei poteri speciali affidati al commissario: no, le regole sono state ulteriormente ignorate, aggirate, aggiustate. Alla fine, il risultato è stato ottenuto: Expo è stato aperto in tempo. Sala a questo punto poteva essere ringraziato e arrivederci. Invece, contro la prudenza e contro il rispetto per le istituzioni, è stato candidato sindaco. Ecco, questo è stato il suo premio: la “medaglia di Maria Teresa” l’ha già avuta.

 

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Il Fatto quotidiano, 30 dicembre 2016
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