MILANO

Case popolari, il censimento sull’“ossessione” di Sala

Case popolari, il censimento sull’“ossessione” di Sala

Case popolari. A Milano ci sono migliaia di appartamenti sfitti e inutilizzati, mentre migliaia di famiglie hanno bisogno di una casa e l’attendono da anni. “È uno scandalo che deve finire”, disse l’assessore Pierfrancesco Majorino durante la campagna elettorale delle primarie. “È uno scandalo che deve finire”, ha ripetuto il candidato vincente, Giuseppe Sala, oggi sindaco della città. “Quella delle periferie è la mia ossessione”, ha dichiarato più volte. Ora si è messo al lavoro.

Il primo tempo di questa storia è stato giocato dal suo predecessore, Giuliano Pisapia, che il 1 dicembre 2014 ha ripreso il controllo diretto delle case popolari del Comune di Milano, prima gestite in maniera fallimentare (qualcuno potrebbe dire perfino criminale) dall’Aler della Regione Lombardia. La società Mm, controllata dal Comune, ha costituito una divisione casa e ha cominciato a fare – finalmente – un censimento delle proprietà, oggi portato a compimento dal nuovo assessore alla casa e ai lavori pubblici, Gabriele Rabaiotti. Da qui bisogna partire per azzerare “lo scandalo delle case popolari”.

Sono 38.749 le unità immobiliari del Comune, di cui 8.732 sono box o posti auto e 1.226 sono negozi, laboratori o depositi. Le abitazioni vere e proprie, dunque, sono 28.791. Di queste, 2.141 sono scandalosamente vuote, inutilizzate. Sono soprattutto a Quarto Oggiaro, al Gallaratese, nel quartiere Molise-Calvairate. Ma anche a Crescenzago, Baggio-Forze Armate, Vialba e Lorenteggio. Qualcosa pure a Niguarda-Ca’ Granda. Gli alloggi inutilizzati non sono tutti uguali. Una parte (il 30 per cento) ha bisogno di interventi massicci di ristrutturazione; due terzi (il 65 per cento) ha un “fabbisogno manutentivo medio”; il 5 per cento è invece in buone condizioni e basta un minimo di manutenzione per farlo tornare disponibile.

Se girate per i quartieri popolari di Milano, scoprirete il mondo incredibile delle case fuori uso. Dei 2.141 alloggi sfitti, 259 hanno addirittura gli ingressi “lastrati”, cioè chiusi con pannelli d’acciaio. Ci sono poi 39 appartamenti che hanno porte e finestre murate. È una delle conseguenze della gestione Aler, che per impedire le occupazioni abusive rendeva inutilizzabili gli appartamenti. Ma la cosa più incredibile di questa vicenda è che Mm nel suo censimento ha scoperto che di ben 444 alloggi vuoti, Aler non ha mai consegnato le chiavi: così gli ispettori Mm in quasi un quarto delle abitazioni inutilizzate non sono neppure riusciti a entrare, come pure in molti negozi e altri spazi non abitativi, che Aler di fatto non ha mai consegnato al nuovo gestore Mm. Chiavi sparite e archivio in gran disordine: una montagna di carta chiusa in 1.800 scatoloni.

Questa è la situazione di partenza. Mm ha fatto poi una valutazione degli investimenti necessari a rimettere in uso il patrimonio: servono 14 milioni di euro per ristrutturare la frazione di alloggi in pessimo stato; 18 milioni per il 65 per cento “medio”; e 1 milione circa per gli appartamenti quasi a posto. Totale: 33 milioni di euro, per la precisione 33.340.262. Quest’estate l’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, si è messo a caccia di soldi nelle pieghe dei conti del Comune. E li ha trovati. Ora deve passare ai fatti. Ristrutturare, risanare, rendere di nuovo agibile tutto il patrimonio delle case popolari per poi assegnarlo con criteri giusti e trasparenti alle famiglie che da anni hanno fatto domanda e sono in attesa. È una delle sfide che Sala ha accettato (“La mia ossessione”) e su cui, presto, sarà giudicato.

Il Fatto quotidiano, 2 settembre 2016
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