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Il tifo per Cairo in redazione (prima della vittoria)

Il tifo per Cairo in redazione (prima della vittoria)

di Gianni Barbacetto e Marco Maroni/

Nella fortezza assediata di via Solferino e nella sede dei periodici di via Rizzoli – torre Bastiani senza deserto dei Tartari attorno – i giornalisti Rcs e Corriere della sera aspettano di sapere chi sarà il loro editore. La cordata guidata da Andrea Bonomi oppure il patron di La7 Urbano Cairo? Vincerà l’Opa, l’offerta pubblica di acquisto di Bonomi, o l’Ops, l’offerta pubblica di scambio di Cairo?

Il direttore, Luciano Fontana, non si sbilancia: “Non voglio entrare nelle discussioni sull’azionariato”, ha dichiarato a Prima Comunicazione. Si è sbilanciato però Cairo, rispondendo a chi gli chiedeva se in caso di vittoria pensasse a Enrico Mentana, direttore del Tg La7, come possibile direttore anche del Corriere: “Il Corriere ha già un direttore, ed è anche bravo”.

Le redazioni tifano per lo più Cairo. La cordata Bonomi viene considerata la continuità con una gestione che non ha avuto grandi successi, soprattutto nel settore dei periodici. “Io, come credo tutti quelli normali, che non hanno particolari agganci con la cordata Bonomi”, dice un redattore della cronaca del Corrierone, “non tifo certo per chi ha fatto la madre di tutte le troiate, l’acquisto di Recoletos, mettendo in ginocchio l’azienda”. È la vecchia storia del 2007, quando Rcs acquistò l’editore spagnolo Recoletos per 1,1 miliardi di euro, cifra esagerata che ha fatto esplodere il debito del gruppo di via Solferino.

“Quelli sono solo finanzieri, che spremeranno dalla Rcs quel che rimane da spremere: la Gazzetta. L’altro almeno è un editore puro, questa per lui è la sfida della sua vita. È il suo campo, dà l’impressione che ci creda davvero. Tutti i colleghi con cui parlo tifano disperatamente Cairo. Come si può preferire chi ha già dimostrato di saper fare il peggio possibile, nominando una serie di amministratori delegati che hanno fatto tutto meno che quel che andava fatto, cioè ridurre il debito?”.

Più equidistante un giornalista della redazione economica: “L’offerta di Cairo ha diffuso il panico ai piani alti del Corriere, per paura del cambio del direttore. Tutto il gruppo dirigente ha tifato Bonomi, in nome della continuità. Cairo l’ha capito e allora ha detto che cambierà il consiglio di amministrazione, ma terrà il direttore. Io in realtà sono scettico su tutti e due: è vero che Cairo è un editore e ha rilanciato La7 senza licenziare. Mentre gli altri hanno realizzato una serie di operazioni come la vendita della sede di via Solferino, o la svendita del settore libri. Ma Cairo non l’ha mica detto come si possono mettere a posto i conti e rilanciare il Corriere. Che cosa farà, chiuderà le sedi di corrispondenza o le terrà? E nelle sinergie tra carta stampata e tv, chi comanderà, La7 o il Corriere della sera? Rcs ha un indebitamento alto e chi vuole gestirla deve dire come intende ripianare i debiti. Cairo finora non l’ha spiegato. È comunque importante che abbia detto che tiene Fontana: sarebbe sbagliato dopo un anno togliere di mezzo il direttore. Certo è però necessario che scelga un amministratore delegato che vada d’accordo con la direzione”.

I periodici sono il settore più in sofferenza nella carta stampata in Italia. Qui Cairo ha dimostrato di saperci fare: edita una ventina di testate, in gran parte rilevate da altre case editrici e riportate in attivo. Per questo i giornalisti ci sperano. Dice un vicecaporedattore della Rcs periodici: “È chiaro che quella roba lì ai nostri padroni serve per altre cose, non è il loro core business. Loro fanno altri mestieri, i banchieri, i finanzieri, gli assicuratori… Sono loro che hanno affossato Rcs. Per questo qui tutti tifiamo Cairo”.

(Il Fatto quotidiano, 15 luglio 2016)

 

La vittoria. Cairo supera il 50 per cento e la Consob non lo blocca

Niente stop della Consob a Urbano Cairo. L’editore di La7 ha ieri superato il 50 per cento del capitale di Rcs MediaGroup, la società che controlla il Corriere della sera. Dopo aver raccolto il 48,8 per cento nel periodo dedicato alla sua opas (offerta pubblica di acquisto e scambio), nel primo giorno di adesione riservata a chi aveva preferito l’opa sconfitta (che ha raccolto solo il 13 per cento, raggiungendo il 37,7 con il capitale già posseduto) sono passati a Cairo altri 6,8 milioni di azioni, portando le adesioni al 50,13 per cento del capitale.

Questo nel giorno in cui la Consob ha rigettato i tre ricorsi presentati dalla cordata sconfitta Imh di Bonomi-Della Valle-Pirelli-UnipolSai-Mediobanca. La commissione che vigila sui mercati finanziari “ha esaminato gli esposti pervenuti relativi all’offerta Cairo su Rcs”, si legge in una nota, ma “non ha ritenuto, allo stato, sussistenti i presupposti per la sospensione cautelare dell’offerta Cairo”. Consob lascia aperta la possibilità di “ogni eventuale ulteriore accertamento”, ma intanto le operazioni vanno avanti.

Fino al 28 luglio Cairo potrà raccogliere le azioni che avevano aderito all’opa Bonomi. E comincerà a pagare quelle raccolte dalla sua opas: parte in azioni Cairo Communication e parte in contanti (0,25 euro per azione). Ieri la holding dell’editore di La7 ha comunicato la variazione del proprio capitale sociale per eseguire la prima tranche dell’aumento di capitale. Ha emesso 45.861.357 azioni, consegnate agli azionisti Rcs che hanno aderito all’offerta. Ora il capitale sociale Cairo è formato da 124.204.757 azioni ordinarie.

Parte comunque la battaglia legale tra le due cordate. Diego Della Valle critica la decisione della Consob di non sospendere l’offerta Cairo e chiede che sia “fatta piena luce, non solo nel mio interesse, ma anche e soprattutto in quello del mercato e della certezza nell’applicazione delle regole. Per queste ragioni ho intenzione di coltivare ogni azione a mia disposizione fino al chiaro e definitivo accertamento dei fatti accaduti”.

Se ne dovrà occupare anche la Procura di Milano, perché copie dei tre esposti Imh presentati alla Consob sono state portate al procuratore Francesco Greco dagli avvocati Mario Zanchetti (per Imh) e Marco De Luca (per Della Valle e Pirelli). Non sono esposti penali, ma puntano a spingere la Procura ad appurare se nell’opas di Cairo ci sia stato un concerto occulto per rastrellare azioni, con la sponda di operatori come Equita Sim e The Antares European Fund. In questo caso, scatterebbero i reati di ostacolo alla vigilanza e manipolazione del mercato.

Cairo, assistito dall’avvocato Sergio Erede, risponde che “tutto è stato fatto in modo trasparente e nel pieno rispetto delle regole. Abbiamo avuto un buon riscontro non soltanto da parte degli investitori istituzionali, ma anche dal pubblico dei risparmiatori: quelli che hanno scelto noi sono più del triplo di quelli che hanno scelto la cordata concorrente”.

(Il Fatto quotidiano, 23 luglio 2016)

Il Fatto quotidiano, 15 luglio 2016 e 23 luglio 2016
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