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Allarmi siam Iit. Calano in Statale i pasdaran di Human Technopole

Allarmi siam Iit. Calano in Statale i pasdaran di Human Technopole

Gianluca Vago, nella sua ancor breve esperienza di rettore dell’Università Statale di Milano, ne ha già viste tante, di contestazioni: animalisti, antagonisti, sostenitori di Stamina, noExpo, noTav, noLgtb. Venerdì mattina gli toccherà però di subire un flash mob del tutto particolare: organizzato da Iit, l’Istituto italiano di tecnologia. Cioè dal centro di ricerca più finanziato d’Italia, che il governo Renzi ha posto a capo dell’operazione Human Technopole, la quale dovrebbe tentare di dare un senso al dopo Expo.

Incredibile, ma vero: domattina, nell’aula magna che ospitò le interminabili assemblee del Movimento studentesco di Mario Capanna, con annessi scontri (non sempre solo verbali) tra Ms e Avanguardia operaia, ci sarà un incontro pubblico sul finanziamento della ricerca in Italia. A organizzarlo sono la Statale di Milano e il Gruppo 2003, importante associazione di scienziati italiani. Presenti, tra gli altri, il presidente del Gruppo 2003 Luigi Nicolais, la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo, il fondatore dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini, oltre a professoroni come Giorgio Parisi della Sapienza, Giuseppe Remuzzi del Mario Negri di Bergamo e Giorgio Rossi dello European Strategy Forum on Research Infrastructures. A contestare la crema della ricerca e dell’accademia italiane arriverà un manipolo di cento ricercatori di Iit, capitanati dall’attivissimo Stefano Amoroso, che di Iit è direttore della comunicazione e delle relazioni esterne. Dopo i NoTav e i NoExpo, in Statale arriveranno i SìRenzi. Si sono già iscritti in massa al forum. Promettono cento interventi in difesa della loro ditta: l’aula magna tornerà ai bei tempi delle movimentate assemblee anni Settanta.

Di certo non sarà un astratto dibattito accademico: perché è da mesi che si è acceso uno scontro durissimo dentro il mondo scientifico. Da una parte Iit e il suo direttore, Roberto Cingolani, scelto da Matteo Renzi come capofila di un’operazione da 150 milioni l’anno per dieci anni, ovvero 1 miliardo e mezzo di euro. Dall’altra i rettori delle università italiane e la ricercatrice e senatrice a vita Cattaneo, che hanno dato vita a un dibattito che ha coinvolto anche il presidente emerito Giorgio Napolitano.

Renzi aveva presentato, l’11 novembre 2015, Human Technopole (Ht) come il progetto “petaloso” per costituire sull’area Expo un centro di ricerca su genoma e big data. Occuperà 30 mila metri quadri di uno spazio di oltre 1 milione di metri quadri: come aprire un chiosco in un immenso centro commerciale ancora deserto. Ma è comunque una buona cosa che il governo investa nella ricerca. In questione è il come: perché è stato imposto, in maniera “improvvisata”, un tema di ricerca (genomica e big data) senza confrontare diversi progetti e senza chiedersi prima che cosa è più utile all’Italia? “In questa occasione, il punto di partenza è stato la necessità politica di trovare una soluzione per il post-Expo. Ht sembra che servisse più a chiudere un buco, che a dare un’occasione al Paese”, ha scritto la senatrice a vita. E poi: perché i soldi sono stati promessi a “un ente prescelto arbitrariamente, senza bando o consultazione pubblica”? “Le esperienze storiche e le analisi politico-economiche”, sostiene Cattaneo, “dimostrano che è un errore stabilire per legge quale progetto scientifico sostenere. Nella scienza come per gli appalti pubblici, ogni assegnazione politico-economica di fondi pubblici non può prescindere da una competizione per finanziare le migliori proposte”.

Anche Napolitano ha usato toni molto critici nei confronti di Human Technopole. In un dibattito al Senato, ha chiesto maggiore trasparenza, perché “le questioni generali poste dalla senatrice Cattaneo e da altri colleghi riguardano la strutturazione, l’articolazione e la gestione della politica della ricerca scientifica, che sono inerenti il metodo e la competenza e la trasparenza e la moralità”. Per avere “garanzia dell’uso corretto, produttivo e verificabile delle risorse pubbliche che vengono destinate alla ricerca scientifica”.

Venerdì mattina vedremo in aula magna uno scontro inedito: pasdaran Iit contro scienza italiana.

Il Fatto quotidiano, 23 giugno 2016
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