MILANO

Renzi: “Vincerà Sala? Non sono mica il mago Otelma”

Renzi: “Vincerà Sala? Non sono mica il mago Otelma”

Il più teso di tutti è Maurizio Martina. È lui, da ambasciatore di Matteo Renzi sull’asse Roma-Milano, ad aver tirato fuori dal cilindro la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano per il centrosinistra. È lui ad aver convinto il presidente del Consiglio che Mr. Expo sarebbe stato l’arma segreta per vincere facile. Ora trema: la campagna elettorale si è rivelata più una via crucis che una cavalcata trionfale e l’avversario diretto, Stefano Parisi, ha recuperato tanto da far diventare il ballottaggio, per Sala, un incubo. Renzi sa che Milano alle prossime amministrative per lui è cruciale e non è affatto contento: “Ma chi mi avete fatto candidare? Non mi avevate detto che era così moscio”.

Intendiamoci, il presidente del Consiglio nonché segretario del Partito democratico non è uomo da farsi convincere da un Martina qualunque, se non è già convinto di suo. Ma ora che le cose vanno meno bene del previsto, l’ambasciator finisce per portare pena. Il ministro delle politiche agricole con delega a Expo, da anni coltiva i rapporti con Sala. Ha seguito la difficile preparazione dell’evento, i duri mesi degli scandali, poi la soddisfazione per il fatto di essere riusciti comunque ad aprire i cancelli, la preoccupazione per i primi mesi di pubblico scarso, infine il trionfo mediatico degli ultimi mesi per le code agli stand. A questo punto ha sondato la disponibilità di Sala a candidarsi. E ne ha fatto un’operazione politica: la riconquista di Milano da parte del Pd. Sì, perché è vero che Palazzo Marino era già abitato da un sindaco di centrosinistra, ma Giuliano Pisapia ascoltava i dem, ma poi decideva lui. Via Pisapia, si rischiava che il suo posto fosse occupato da qualcuno ancora troppo indipendente dal partito (tipo Francesca Balzani).

Scatta così l’operazione riconquista, messa a punto da Martina insieme a un paio di colonnelli del Pd milanese, Pietro Bussolati, segretario metropolitano, e Franco Mirabelli, senatore di Milano. Sala è il manager che già piace a Renzi, così i tre non fanno certo fatica a convincerlo. Ma Martina, Bussolati e Mirabelli immaginavano la campagna elettorale come una passeggiata sul Decumano di Expo a ottobre 2015, tra due ali di folla plaudente. Invece, otto mesi dopo, l’entusiasmo è sbollito e della passione “arancione” che Milano esprimeva cinque anni fa per Pisapia non c’è più traccia. Sala di suo ha inanellato una seria infinita di gaffes e dimenticanze, dalla casa in Svizzera agli affari in Romania, fino alle firme sui documenti Expo che potrebbero renderlo ineleggibile. Parisi al contrario si è dimostrato sul campo più “politico” e più abile di lui. Insomma: un preannuncio di disastro sul fronte milanese.

Renzi lo ha capito presto. Dapprima erano grandi entusiasmi: “Sala è il candidato migliore per Milano”, dichiarò quando Mr. Expo non aveva ancora deciso ufficialmente di scendere in campo. Poi ha dovuto accettare le forche caudine delle primarie, imposte da Pisapia. Proprio le primarie hanno rotto la compattezza del centrosinistra, hanno dissolto la passione “arancione” e consegnato il destino del Pd nelle mani di un uomo che ha vinto di misura (solo il 42 per cento) e ha perso subito una parte dei sostenitori della coalizione. Altri li ha persi per strada, durante una campagna intessuta di errori tattici, dichiarazioni incongrue, appuntamenti mancati.

Ora Matteo, annusata l’aria, evita di far campagna per lui. Non si fa vedere a Milano e diserta perfino l’iniziativa del 13 aprile al centro Barrios di don Gino Rigoldi. Quel mercoledì nero, Renzi preferisce restare al Salone del Mobile e Sala, per parlargli, si deve accontentare di infilarsi sulla sua auto blu per accompagnarlo all’aeroporto. Adesso quell’iniziativa viene riproposta per il 31 maggio, a fine campagna. Ma non sarà un grande comizio Renzi-Sala in piazza Duomo, bensì un (dignitosissimo) incontro alla Barona, estrema periferia milanese, insieme a Pisapia e don Rigoldi: con il candidato sindaco non protagonista, ma ultimo dei comprimari.

Ieri a Milano si sono fatti vedere, a sostegno di Sala, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e l’ex segretario Walter Veltroni. Ma Renzi non ci mette la faccia. Qualche giorno fa, a Radio 105, ha mostrato un atteggiamento piuttosto distaccato a chi gli chiedeva chi vince a Milano: “Beppe Sala? Ha tutte le condizioni per poter fare il sindaco, ma non sono mica il mago Otelma. Se io fossi milanese naturalmente voterei lui. Se la gioca con Parisi, è una bella sfida, i milanesi decideranno”. Più uno spettatore che un tifoso.

Il Fatto quotidiano, 28 maggio 2016
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