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“Siamo sempre allo scandalo dei petroli”. Lobby e attacchi ai magistrati

“Siamo sempre allo scandalo dei petroli”. Lobby e attacchi ai magistrati

Intervista a Mario Almerighi /

Li chiamavano “pretori d’assalto”. Erano gli anni Settanta, Mani pulite era ancora lontana, ma qualche magistrato si lanciò in indagini che rivelarono la corruzione italiana, quando ancora non si chiamava Tangentopoli. La più clamorosa riguardava lo “scandalo dei petroli”. Uno di quei “pretori d’assalto” era Mario Almerighi.

Petrolio: voi ve ne occupaste a metà degli anni Settanta, come oggi la Procura di Potenza.

Sì, ci occupammo delle multinazionali del petrolio, italiane e straniere, e della subordinazione della politica al loro potere: si erano comprate un pezzo del Parlamento e a colpi di tangenti si facevano confezionare leggi su misura dei loro interessi. La vicenda di oggi ricorda non tanto Mani pulite, ma proprio lo “scandalo dei petroli”.

Grande scandalo che fece tremare la politica e che lei ha raccontato in un libro che si intitola “Petrolio e politica” (Castelvecchi).

Erano gli anni della cosiddetta “austherity”, ci dicevano che c’era poco petrolio, le domeniche dovevamo girare in bicicletta perché la circolazione delle auto era proibita. E intanto io sentivo i manager del gruppo petrolifero Garrone che al telefono davano ordini affinché le petroliere si bloccassero perché, dicevano, “siamo a tappo”: avevano i depositi pieni. E aspettavano che i politici decidessero l’aumento del prezzo. Poi, dopo le perquisizioni, scoprimmo le tracce delle tangenti che servivano a ottenere leggi che  gli stessi petrolieri scrivevano.

Voi impiegaste nelle indagini le intercettazioni telefoniche, come oggi l’inchiesta di Potenza (e a differenza di Mani pulite).

Con lo stesso risultato: che i politici si scagliano contro le intercettazioni. Curioso, il rapporto tra magistratura e politica: la magistratura scopre i reati, individua la malattia; poi la politica dovrebbe trovare le medicine per curarla. Invece, ieri come oggi, se la piglia con i medici che l’hanno scoperta e, invece di curare la febbre, cerca di rompere il termometro. Sa che cosa successe dopo lo scandalo dei petroli?

No, lo dica lei.

Fecero una legge che impediva ai pretori di fare intercettazioni telefoniche.

Lei ha scritto un libro che s’intitola “La storia si è fermata”. Forse doveva intitolarlo invece “La storia è tornata indietro”.

Già. Il conflitto della politica contro la magistratura oggi torna addirittura agli anni Settanta, quando se la prendeva con i “pretori d’assalto”. Anche oggi si rimette in discussione l’utilizzo e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. E il presidente del Consiglio Matteo Renzi  chiede ai magistrati di non invadere il campo della politica: esattamente quello che dicevano a noi pretori negli anni Settanta.

E ieri come oggi la politica appare condizionata dalle lobby.

Le indagini dei magistrati di Potenza sono in corso, si vedrà dove porteranno. Certo quelle che feci io mostravano una politica subordinata al potere economico, con leggi dettate ai politici dai petrolieri, a suon di tangenti. Per carità, non voglio sostituirmi ai magistrati lucani, ma da quel che leggo in questi giorni mi pare di poter dire che davvero, dagli anni Settanta a oggi, non è cambiato nulla.

Il Fatto quotidiano, 12 aprile 2016
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